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Immagine del redattoreELISA PIOPPI

La Pasqua di Maria e la nostra rinascita




Tito non sei figlio di Dio Ma c'è chi muore nel dirti addio


Dimaco ignori chi fu tuo padre Ma più di te muore tua madre


Con troppe lacrime piangi Maria Solo l'immagine d'un'agonia Sai che alla vita nel terzo giorno Il figlio tuo farà ritorno Lascia noi piangere un po' più forte Chi non risorgerà più dalla morte


Piango di lui ciò che mi è tolto Le braccia magre la fronte il volto Ogni sua vita che vive ancora Che vedo spegnersi ora per ora Figlio nel sangue figlio nel cuore E chi ti chiama "Nostro Signore" Nella fatica del tuo sorriso Cerca un ritaglio di Paradiso Per me sei figlio vita morente Ti portò cieco questo mio ventre Come nel grembo e adesso in croce Ti chiama amore questa mia voce Non fossi stato figlio di Dio T'avrei ancora per figlio mio”


Fabrizio De Andre, Le tre madri


Il dolore a volte rende ciechi. Il dolore di una madre che vede morire il proprio figlio sulla croce non perdona chi ai suoi occhi ha un vantaggio. Le madri di Tito e Dimaco non possono perdonare a Maria che il suo è il figlio di Dio e non un essere umano come i loro figli, la invitano a non piangere così forte, quasi a contarle le lacrime.

Maria con dolcezza risponde esprimendo il suo dolore, raccontando la sua croce di madre alla quale non viene concesso di esserlo pienamente. Prima di tutto Gesù è il figlio di Dio.


Il dolore rende ciechi, a volte. Non riusciamo a vedere bene la persona che abbiamo a fianco, quello che prova e vive. Ed è così che perdiamo un mondo. Il nostro e il suo.

Perdiamo il contatto con la realtà, smarriti dal nostro dolore, solo.


Il nostro dolore solo muore e con lui noi.

Come possiamo quindi salvarci?

Ascoltando Maria, uscendo da noi e mettendoci nei suoi panni per poi tornare nei nostri. Lì i dolori si incontrano, si abbracciano e ritrovano la dignità di esistere.

E’ lì che rinasciamo. Lì sta la nostra rinascita, in quell’incontro di dolore e conforto.

In croce Gesù come un faro illumina Maria.

Che Cristo sia morto per questo? Per ricordarci quanto sia essenziale/esistenziale mettersi nei panni degli altri? Di quanto questa parola a volte abusata, snaturata ha perso il suo significato?


Il dolore, a volte, ci invita a rinascere.



Buona Pasqua.



Dott.ssa Elisa Pioppi

Psicologa e Psicoterapeuta della Gestalt

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